Ritratto d'uomo di Antonello da Messina, Cefalù |
Se sogni i miei sogni meticci e sbilenchi,
perenni germogli inadatti a fiorire,
tra mille visioni che vengono e vanno
per onde sporadiche ed errabonde,
nascondi la maschera della tua riluttanza
d’opachi cristalli e crepuscoli d’oro,
ché il senso è talora soltanto una piega,
la curva imprevista di una dissonanza.
Se sogni i miei sogni, riposa nel dubbio
che un nulla
alla fine è ogni cosa perfetta che esiste
e il tempo uno specchio ubriaco e malfermo,
tremante lanterna che illumina a caso
l’incerto sentiero d’un bimbo
smarrito.
Nel dubbio riposa tra il dire e il tacere
se il dire oramai solo i riccioli pettina delle
parole,
vuote vele e sbandate per fiato di fole.
Lontano dalla livida dismisura dell’alba
dei lieti presagi gravidi solo d’amari miraggi,
sosta in seno alla notte stellata d’inganni,
se sogni i miei sogni, e non scioglierne i nodi,
almeno per un fuggevole istante ancora,
le trame serbane e irrisolti i grovigli
nei riccioli candidi dell’illusione
di una delirante granita al limone.
* Hāfez di Shiraz (1310-1390), traduzione di Stefano Pellò e Gianroberto Scarcia
in Ottanta canzoni, Torino, 2008, p. 19, v. 13.
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