Con
sguardi amichevoli ti guardano passare
Franco
Fortini
Caro lettore,
evita ogni blasfema e plavloviana associazione con Le belle bandiere
di Pier Paolo Pasolini o con Le belle querce di Franco Fortini;
Le belle giornate sono un umile giochino d'anagrammi per sfaccendati perdigiorno
e scioperati tiratardi. Belle sono solo quelle giornate che si prestano ad anagrammi
pervi o almeno peregrini o solo fortunati. Un gioco, nient'altro che un gioco,
prevalentemente estivo, giocato sull'hashtag #zero15 di @anno_zero15,
con valorosissimi sodali di vasta e acutissima intelligenza linguistica
di cui non faccio i cognomi per invidia, cioè Sandra e Antonella, Franco e Viola,
Ale e Massimo, Albano e Francesca e Seba e Aldo e Giulia ed altri ancora, beninteso.
Del resto è ben vera e indecisa la questione del copyright degli anagrammi,
poiché dato un numero finito di vocali e consonanti, il risultato combinatorio
non è illimitato, sicché si può star certi che qualcuno, e talora più d’uno,
prima o poi, trova lo stesso incastro, quando altri non l’han già trovato,
senza contare la spocchiosa e beffarda velocità dei motori anagrammatici.
E tuttavia, quale stupefatta invidia quando dal «Venti agosto»
Aldo Spinelli cavò un folgorante e damasceno «Tango estivo»,
costringendoci a risarcitorie e arrotolate devozioni mariagiovannee,
o quando Sandra Muzzolini sull’estenuato faccione di Paolo Villaggio,
il «Due agosto» spalmò «Ugo sedato», riducendo tutti i nostri sforzi
ad una pazzesca corazzata Potëmkin, per citare solo due casi, tra i tanti,
di brillanti combinazioni anagrammatiche.
Pertanto, ai quindici anagrammi illustrati di queste mie belle giornate, si rivendica
senz’altro una certa qual svergognata modestia, alla quale si è cercato di porre
un illusorio rimedio allegando indimenticabili e preclare illustrazioni.
Senza nessuna speranza, però, che le due incomparabili cose,
ossia anagrammi e immagini, possano mai fare media, ahimè.
E nondimeno, deposta ogni pretesa, ora che i pomeriggi sono brevi,
per evitare che ci colga la mestizia, si può almeno provare a sorridere
con questo lacunoso e saltellante calendario giocondo,
quasi un girotondo, tra vocali e consonanti, intorno ad ore lievi.
evita ogni blasfema e plavloviana associazione con Le belle bandiere
di Pier Paolo Pasolini o con Le belle querce di Franco Fortini;
Le belle giornate sono un umile giochino d'anagrammi per sfaccendati perdigiorno
e scioperati tiratardi. Belle sono solo quelle giornate che si prestano ad anagrammi
pervi o almeno peregrini o solo fortunati. Un gioco, nient'altro che un gioco,
prevalentemente estivo, giocato sull'hashtag #zero15 di @anno_zero15,
con valorosissimi sodali di vasta e acutissima intelligenza linguistica
di cui non faccio i cognomi per invidia, cioè Sandra e Antonella, Franco e Viola,
Ale e Massimo, Albano e Francesca e Seba e Aldo e Giulia ed altri ancora, beninteso.
Del resto è ben vera e indecisa la questione del copyright degli anagrammi,
poiché dato un numero finito di vocali e consonanti, il risultato combinatorio
non è illimitato, sicché si può star certi che qualcuno, e talora più d’uno,
prima o poi, trova lo stesso incastro, quando altri non l’han già trovato,
senza contare la spocchiosa e beffarda velocità dei motori anagrammatici.
E tuttavia, quale stupefatta invidia quando dal «Venti agosto»
Aldo Spinelli cavò un folgorante e damasceno «Tango estivo»,
costringendoci a risarcitorie e arrotolate devozioni mariagiovannee,
o quando Sandra Muzzolini sull’estenuato faccione di Paolo Villaggio,
il «Due agosto» spalmò «Ugo sedato», riducendo tutti i nostri sforzi
ad una pazzesca corazzata Potëmkin, per citare solo due casi, tra i tanti,
di brillanti combinazioni anagrammatiche.
Pertanto, ai quindici anagrammi illustrati di queste mie belle giornate, si rivendica
senz’altro una certa qual svergognata modestia, alla quale si è cercato di porre
un illusorio rimedio allegando indimenticabili e preclare illustrazioni.
Senza nessuna speranza, però, che le due incomparabili cose,
ossia anagrammi e immagini, possano mai fare media, ahimè.
E nondimeno, deposta ogni pretesa, ora che i pomeriggi sono brevi,
per evitare che ci colga la mestizia, si può almeno provare a sorridere
con questo lacunoso e saltellante calendario giocondo,
quasi un girotondo, tra vocali e consonanti, intorno ad ore lievi.
diciannove giugno
Pensionante del Saraceni
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«Negavi con indugio»
due agosto
Henri Cartier-Bresson |
«Ego sudato»
undici agosto
Robert Doisneau |
«Casto indugio»
tredici agosto
Gigi Petyx |
«Oca? Desto tigri...»
quattordici agosto
Ruth Orkin |
«Qua gioco distratto»
sedici agosto
James Joyce |
«Cogito assedi»
diciannove agosto
Donatien-Alphonse-François de Sade |
«Vantò genio sadico»
ventuno agosto
Arcimboldo |
«Un tosto vegano»
ventidue agosto
Ugo Foscolo |
«Gustò avite onde»
ventitré agosto
Gustave Courbet |
«Ostentovi terga»
venticinque agosto
Alexandre Cabanel |
«Sognò invitte acque»
ventinove agosto
Tiziano, Diana e Atteone |
«Sogno: Atteon vive»
trentuno agosto
Gustave Courbet |
«Gustarono notte»
primo settembre
Michelangelo Merisi |
«Spremetti ombre»
diciotto settembre
Reyer van Blommendael, Socrate e Santippe |
«Sottomette di berci»
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