Il 15 maggio del corrente anno,
fu postato su Twitter un delizioso carme da Silvio quello buono @SilvioKat,
eccolo:
A me terra
Risa
e
guerra
Lu ciavuru di li
milinciani ammuttunati
ca s'ammisca cu lu
sangu di li morti ammazzati
Fu rapido il favore dei follower,
nonché la richiesta di volgerlo in volgare, a beneficio d’una più ampia e retta
comprensione. Alla bisogna mi prestai maldestramente, previo generoso consenso di
Silvio. Sennonché il tarlo satanico che baca ogni rancoroso siciliano della
diaspora, mi spinse a deformare le “milinciani
ammuttunati”, rendendole con “melanzane
lardellate”. Mio dio che orrore! E di fronte alla mite replica di Silvio, “la traduzione è perfetta tranne che
sul lardellate...”, ho avuto la
faccia tosta d’insistere, affermando in aperta malafede e con palese
falsificazione: «ma
come? ammuttunare secondo il Pitré vale per abbottonare, che per le melanzane è
artusiano lardellare».
Insomma, la
mia è stata una condotta davvero
riprovevole. Tanto più che non contento della lardellatura offensiva e
impropria, per furia antiretorica avevo curato di sfregiare spudoratamente
la prosodia del carme.
Ora, onde chieder venia a Silvio
e agli altri, coprendomi il capo di cenere, cerco di porre rimedio al grave
delitto di cui mi sono macchiato, proponendo non una ma ben tre diverse
versioni secondo tre diversi registri metrici e stilistici, quale doveroso
omaggio a Silvio, offrendo in tal modo, non una, ma ben tre buone ragioni per
mandarmi lecitamente a quel noto paese.
Da ultimo, nessuno dubiti che il mio
pentimento sia dovuto alla recente scoperta della dimestichezza di Silvio con
arti affilate e cruente, ancorché benefiche. Si tratta non già di attrizione opportunistica,
quanto piuttosto di autentica contrizione.
In versi
La mia terra
Risa e guerra
Profumo di melanzane abbottonate
Misto a sangue di vittime
ammazzate
Preziosa
O natio lito
Ameno e ferito
Gravidi petonciani aulenti
Tra crudi eccidi d’innocenti
Haiku
Aprica piaga:
In riva allo Stige
Luce dei sensi
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