Ai #corsari pronti a salpare, in lode del pensiero critico
Leonardo Sciascia era un razionalista visionario. L’ossimoro
è solo apparente. Infatti il retto uso della ragione, ribaltando in modo radicale
le idées reçues, genera un nuovo sguardo sul mondo, riuscendo talora più
sorprendente dei vani parti dell’immaginazione.
La ragione critica, dunque, è
profetica.
Nel Giorno della
civetta egli concepì la metafora della linea della palma. «Forse tutta
l'Italia va diventando Sicilia. A me è venuta una fantasia, leggendo sui
giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la
linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma,
viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno.» Per cogliere il valore di queste parole, basta notare che furono
scritte intorno al 1960.
Ben lungi da un uso retorico, ch’egli avrebbe senz’altro
disprezzato, il senso profondo della metafora della linea della palma si coglie
alla luce di un freddo e non autocompiaciuto giudizio che in altra parte dello
stesso testo Sciascia formulò.
«La famiglia è l'unico istituto veramente vivo nella
coscienza del siciliano: ma vivo più come drammatico nodo contrattuale,
giuridico, che come aggregato naturale e sentimentale. La famiglia è lo Stato
del siciliano. Lo Stato, quello che per noi è lo Stato, è fuori: entità di
fatto realizzata dalla forza; e impone le tasse, il servizio militare, le
guerre, il carabiniere. Dentro quell'istituto che è la famiglia, il siciliano
valica il confine della propria naturale e tragica solitudine e si adatta, come
in una sofisticata contrattualità di rapporti, alla convivenza.»
Insomma, la palma è il simbolo del crescente dominio della famiglia
che divora lo stato, la legge, la ragione, ammorbando perfino il conflitto
politico, ossia la condizione stessa della democrazia. La famiglia è dunque lo
stato degli italiani?
Scava, vecchio punteruolo rosso, scava.
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