Il 25
ottobre 2014, una ragazza iraniana, Reyḥāneh Jabbāri,
condannata per aver
ucciso il suo stupratore,
è stata messa a morte per impiccagione
nei
sotterranei della prigione di Gohardasht.
Alla madre Sholeh, e a tutti noi,
ora
rimane solo l’amara memoria delle belle parole
della sua ultima lettera.
Datemi al vento perché via mi porti
onda di luce che fugge dai morti
Cara Sholeh che i miei sogni nutrivi
complice amica dei giorni festivi
Strozza le lacrime dei tuoi dolci occhi
serba soltanto i miei scarabocchi
Datemi al vento perché via mi porti
onda di luce che fugge dai morti
Nell'alba cruda di desolazione
i fili tagliano di un aquilone
Barbari preti d'un dio dissennato
orco malvagio di sangue assetato
Datemi al vento perché via mi porti
onda di luce che fugge dai morti
Voglio scalciare sul vostro buon cuore
morto oramai di stupido orrore
Meglio insepolto e fiero pendaglio
che prostituta del vostro serraglio
Datemi al vento che ora mi culla
sopra una nube sospesa sul nulla
Lumi, potete piangere di Giovanni Legrenzi 1626-1690
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