Le parole
che raccontano il gioco del calcio hanno subito una mutazione irreversibile.
Dalla cime letterarie della prosa mitopoietica di Gioanbrerafucarlo e del
misurato e lieve parlato poetante di Sandro Ciotti, si è passati ad uno
stilnovo cafone che ha generato una neolingua ridotta a gergo disseccato e
lobotomizzato.
Si è
consumata una sorta di eversione plebea contro la grammatica e la sintassi che
non ha risparmiato nemmeno il lessico, travolto dall’introduzione di neologismi
storpianti, anglismi somari, francesismi bislacchi e dialettismi raglianti. Ma,
a conferma che al peggio non c’è mai fine, la neolingua pedatoria analfabeta
ora prende a mutare ancora, subendo un’ulteriore avvilente torsione genitale in
chiave di esplicita e impudente erotizzazione.
Consumato
ogni residuo scrupolo perifrastico, ormai vi domina la crassa ed esplicita
metafora oscena di stampo fallocratico da lupanare e suburra, ossia un
idioletto originariamente concepito e praticato da tenutarie e prosseneti,
sgualdrine e lenoni, in funzione del mercimonio postribolare.
Con
pompeiana e sguaiata turpitudine gli aedi pallonari declamano la mischia furibonda in cui volano falli proibiti, la penetrazione rapida e profonda, esultano
per l’inserimento da dietro, la percussione, la
pressione alta, lo sfondamento; con mestizia annotano la
palla smorzata, gridano
al duro fallo.
Un debole
tiro si trasforma nella vile espressione: lo
dà in bocca al portiere, vittima predestinata d’ogni più scurrile apostrofe, egli è
scartato, infilato, penetrato, uccellato.
E insomma,
basta! A tutto c’è un limite! Il calcio è forse la prosecuzione dell’amplesso
con altri mezzi?
* * *
Finalmente gli arbitri inizieranno a
fare sul serio per colpire un tipo di fallo davvero abominevole? Certo, tutti i
falli sono brutti, Priàpo non ce ne voglia, ma il fallo da dietro è davvero
particolarmente odioso. Insomma, è mai possibile che all’improvviso arriva uno
e ti punta da dietro con un fallo talvolta enorme? È ora di dire basta! Non si
può più tollerare questa grave forma di violenza proditoria, inaspettata e
assai dolorosa. Il designatore Montagna ha dichiarato che gli arbitri non
dovranno più avere riguardi nel reprimere queste volgari scorrettezze da
cartellino rosso, come direbbero a Sky.
L’On. Grilletti è intervenuto con
molta foga per chiedere di evitare intollerabili discriminazioni facendo di
tutta l’erba un fascio. Egli ha affermato che bisogna distinguere tra falli
grandissimi e falli piccolissimi, falli grossissimi e falli minuscoli, ma
soprattutto bisogna evitare l’accanimento contro il fallo da dietro quando poi
si accettano allegramente tutti i falli davanti, senza alcuna uniformità.
Sul tema ha rilasciato una
dichiarazione il bomber Bigliardino: «Sì, beh, insomma, forse, però.
L’importante è che almeno tutto termini quando l’arbitro fischia la fine».
Il presidente Lodito ha detto ai
giornalisti che «da dietro o davanti ogni fallo è fallo, ogni fallone è
fallone, ogni fallaccio è fallaccio e tutti quelli che li subiscono pronamente
andrebbero messi fuori rosa e puniti contro natura: dura lecs sed lecs». Egli
ha inoltre ricordato che ora tutti si riempiono la bocca con il fallo, ma
che in realtà solo lui già da tempo ha iniziato, in eroica solitudine, la sua
lotta senza quartiere contro i falli, perché, ha concluso misteriosamente, «non
si vince solo con i soldi, ma non bisogna vincere nemmeno con il culo».
L’on. Grilletti ha duramente
replicato, accusando il presidente Lodito di omofobia delirante compulsiva. Il
presidente Lodito, sospettoso e furente, ha chiesto alla Lega Calcio di aprire
immediatamente un’inchiesta, per sapere che cosa significa «omofobia delirante
compulsiva», ché altrimenti «se sono parole d’offesa», avrebbe inchiodato l’on.
Grilletti a un palo della porta sotto la curva nord, dopo aver tolto la
traversa, facendolo calare dall’alto.
Il vicepresidente vicario della Lega
Calcio per calmare gli animi, cercando di minimizzare l’accaduto, ha precisato
che, insomma, non c’è alcun bisogno di aprire un’inchiesta o di scomodare
l’Accademia della Crusca, perché tutti sanno che «omofobia delirante
compulsiva» significa «odio malato per i froci burini, gente dell’alto Lazio».
Lodito, sentita questa dichiarazione, ha perso il sentimento. Nel corso di una
infuocata conferenza stampa, appositamente convocata, ha tuonato: «Alto Lazio?
Sti cazzi! A me frocio non lo dice nessuno. Ahò Rosella, Rossella Oara,
Rossilla, Rossulla, Rosinella. A fallita de Italpetroli, come te permetti,
pensa ai zeru cosi de tu nonno romanista in cariola. A capa de testaccio de
cazzo, cadente impero de’ sensi, pensa al tu Pupone fasciato come ’na mummia
egizia, che ’nvece de segnà s’è ridotto a contare barzellette al colosseo pe’
pagà li pannolini ai pupi sui e per comprargli il latte ha da mannà su moglie
’gnuda a la Salaria. Pensa a li tua mortacci de fame».
Nessuno è riuscito a frenare
l’inarrestabile esternazione di Lodito. Trasportato d’urgenza al logocomio di
Formello dal suo autista detto Amàchina,
imperterrito ha continuato a convocare ululante giornalisti, magistrati,
giudici sportivi, stampa estera, e poi Delio Rossi, Dicanio, i dissidenti, e
poi ancora d’un sol fiato, come un tempo Enrico Ameri: «Pulici, Petrelli,
Martini, Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, D’Amico.
Non quella gnocca de Ilaria bla bla bla, “e che, ci fa un sorriso?”. E che te
devo ride’? Ride’ de che, del tu’ straccetto strozzazinne? A manico de scopa de
chirurgo spastico, pussa via sporcacciona de Massimo Sconcerto. Non lei, voglio
Vincenzo, quello che te corca, te purga e poi co’ ’na botta teribile manna a palla
al Quarticciolo. Alé oh oh! Alé oh oh!»
Pare che poi sia caduto in catalessi
vigile. Infine tacendo, ma continuando a vorticare i bulbi oculari come
dervisci rotanti. L’opinione pubblica è basita, si parlerà ancora di falli da
dietro?
Chissà. Chissà.
Nessun commento:
Posta un commento