sabato 1 ottobre 2016

Alla svolta del vento





Alla svolta del vento è un verso bellissimo di Vittorio Sereni, indegnamente estorto per farne il titolo di questo smilzo libriccino di versi, perché, a raccolta finita, ho scoperto che in essa il vento vi correva e ricorreva più d’ogni altra cosa, indipendentemente da una consapevole intenzione.
Altro era il deliberato titolo iniziale, che tuttavia l’evidenza materiale dei testi ha senz’altro mandato in soffitta: capita, talora, che i libri si scelgano il titolo da soli.
La poesia, al di là dell’esaltazione e del disprezzo, in definitiva è solo un linguaggio tra i tanti, come la pittura, il cinema, la scultura, la musica, o per evitare esempi solo alti, la segnaletica stradale. Per i più scettici, volendo approssimarsi ad un grado zero di definizione, valgano le parole di J. L. Borges secondo cui «la forma tipografica del testo [dei versi] serve ad annunciare al lettore che ciò che l’aspetta è l’emozione poetica, non l’informazione o il ragionamento». Certo, altri han preteso, non senza ragione, che la poesia debba essere un «dire più dicente», ma i prodigi, si sa, accadono di rado.
Alla svolta del vento nasce dal desiderio di saggiare la materia sonora delle parole, nella ludica e vana illusione che l’armonia di suoni e ritmi possa generare visioni e sensi ulteriori, ancorché frammentari e fragili, né chiari né distinti del resto, ma nondimeno essenziali ad una comprensione del mondo che è già sapere senza essere ancora conoscenza.
Di qui una ricerca di rispecchiamenti tra significanti e significati per ripercorrere la via tra le parole e le cose, evitando il cupo periplo dell’ombelico, poiché lo sguardo negli specchi è pura perdita, mentre alle finestre c’è tutto lo stupore dell’esistenza, nel suo splendore e nel suo squallore.
Camillo Sbarbaro, gran birichino, scriveva in Fuochi fatui che la poesia è un altro vizio solitario. Eppure. Eppure ogni scrittura è, senza rimedio, appello incessante alla cerimonia della fruizione. Ecco perché, pur tra mille dubbi e timori non sopiti, si esce ora dall’ombra, senz’altro intento se non quello di rientrarvi, usando il breve interludio tra le due ombre per proporre ad altri, così e semplicemente, appena un gioco lieve incline al canto, tra storte sillabe e secche talora ed altre volte umide d’aria sorridente.
Il non voluminoso volumetto si compone di un proemio, La musa frugale, e cinque sezioni: Elegie, Dicerie, Personae, Partiture e Scritture. I testi proposti sono moderatamente brevi e brevissimi, salvo che il lettore non conti i silenzi, in verità necessari come l’ombra alla luce.
Il libriccino ha preso una compiuta forma in carta e dorso, grazie alle amorevoli e sapienti cure di Franco Chirico, che certamente lo avrebbe reso molto più bello senza le mie insensate resistenze ispirate alla presunta sobrietà di disadorni papiri e maleodoranti pergamene.
E insomma, nulla di che, ma se proprio vi capitasse tra le mani, buona lettura.


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Prima edizione: Settembre 2016
Pagine: 100
Edizione e progetto grafico: INGEGNI edizioni di Franco Chirico
Editore tecnico: Youcanprint
ISBN: 9788892626966

Edizione cartacea disponibile in tutti i bookstore online, in libreria invece occorre l’ordinazione.

Ebook (epub/mobi per Amazon, Kobo, Apple) disponibile dal 20 ottobre 2016 in tutti i principali store online italiani ed esteri.

Ma se vai di fretta clicca sul banner in alto a destra


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1 commento:

  1. Il dedicatario del libriccino, mi ha mandato questo commento.

    «Come definire Alla svolta del vento? Raccolta di versi... di pensieri in libertà... di suoni... di riflessioni... di spunti ed inviti a guardare “oltre le finestre”? Io credo che ciascuna di queste pagine, pur nella sua diversità, sia tutte queste cose insieme. A volte prevale il piacere della "armonia di suoni e ritmi" che comunque rimanda, per chi abbia mente e cuore per sentire, ad una "comprensione del mondo"; altre volte, a prendere il sopravvento è il gioco dei pensieri che si rincorrono; altre volte ancora è la ragione a guidare: la ragione che parla, la ragione che inchioda, la ragione che diventa “specchio” e che non sempre rimanda uno spettacolo edificante di quello che siamo diventati. Altre volte ancora – e personalmente credo che sia questo l'aspetto più interessante di questa raccolta – sono i silenzi a "parlare": quei silenzi che, come dice lo stesso autore, sono “necessari come l’ombra alla luce”. Perché sono proprio quelli che, non definendo alcun perimetro, lasciano spazio a molti più interrogativi di quanti non ne possano contenere le parole: gli interrogativi che sono già dentro di noi, chiusi nel sottobosco di emozioni ed idee che non vogliono dire il loro nome, e che aspettano soltanto che qualcosa o qualcuno li tiri fuori, urlanti come quando un bambino viene alla luce. Qualcosa come questi versi. Qualcuno come questo autore.»
    Aldo Falzone

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