martedì 6 dicembre 2016

Mi spezzi il Cuore?

La prima firma della satira italiana, nelle ultime settimane, ossessionata dal famigerato referendum costituzionale, dalle molteplici gazzette sulle quali spezza il pane delle sue sopraffine spiritosaggini, pubblica articoli fondati su un argomento apparentemente formidabile.
Poiché lo schieramento del No era un insieme davvero eterogeneo, un uomo saggio non avrebbe potuto che schierarsi per il Sì, a prescindere dal merito della riforma costituzionale e a prescindere dal giudizio politico sul governo Renzi. Tale argomento, che si potrebbe definire "dell'accozzaglia", invero, pare davvero esile, se non palesemente sofistico ed anzi logicamente inconsistente, ma del resto egli, ignorandone la lampante fallacia, l'assevera con rancorosa strafottenza.
Se l'uomo saggio, a torto o a ragione, avesse ritenuto la riforma, nei suoi contenuti, un poco edibile patè ai verdini frutti di boschi, mai avrebbe potuto essere convinto del contrario solo perché tale patè era considerato parimenti disgustoso da una orrenda tribù antropofaga dell'Amazzonia, per la stessa ragione che, mutatis mutandis, posto che Hitler sia stato vegetariano, non ne deriva che tutti i vegetariani sono nazisti.
Se l'uomo saggio, inoltre, indipendentemente dal merito della riforma, pur in base a valutazioni solo politiche, ossia l'inesistenza di una credibile alternativa parlamentare disponibile, avesse giudicato di non poter esprimere, a torto o a ragione, il proprio consenso ad un governo che ha abrogato l'art. 18, ridotto in schiavitù a gettone i lavoratori e gestito con le mance la questione drammatica dell'ineguaglianza sociale, analoga inefficacia persuasiva avrebbe esercitato l'argomento dell'accozzaglia.
Certo, è ingiusto pretendere da un giornalista di satira, faticose e serie riflessioni politiche. E tuttavia, per la sua meritata fama di perspicace acutezza, non ci saremmo affatto stupiti se egli non si fosse sdraiato su argomenti meno frustamente retorici, intinti nell'astio livoroso di cortigiani e spin doctor da quattro soldi. Poiché con la sua riconosciuta  intelligenza egli avrebbe potuto senz'altro comprendere ben altro. E cioè, a mero titolo d'esempio.
Le norme costituzionali sono regole del gioco e perciò fondano la loro legittimità sulla qualità eterogenea e sulla quantità ampia del consenso ottenuto.
La carta costituzionale non può essere ridotta a carne di porco per manovre politiche congiunturali.
Tutte le elezioni di medio termine sono infauste per le forze governative.
Se per scriteriata presunzione (cit. Massimo Cacciari) il giovanotto toscano ha ritenuto di giocarsi la carta del referendum costituzionale, con un infelice azzardo, al solo scopo di ottenere una personale legittimazione plebiscitaria, egli ha anteposto il suo destino politico all'interesse del paese. Sicché del vuoto istituzionale determinato dal prevedibile risultato referendario, la prima firma della satira italiana dovrebbe chieder conto solo al giovanotto toscano, risparmiando agli elettori e ai lettori le sue rampogne divertenti ma, per una volta, tutt'altro che spiritose.
E lasciamo in pace Rosa Luxemburg, e soprattutto la povera Inter.

2 commenti:

  1. Gentile Luigi, il tuo articolo è un palindromo di senso. Letto da destra o da sinistra contiene sempre ragioni e disragioni pronte a cambiare di segno.
    Il finale può mettere d'accordo tutti, tranne i milanisti: la povera Inter, lasciamola in pace!

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  2. Gentilissimo Marco Stancati,
    grazie per l'attenzione, che di certo non merito. Farò tesoro delle sue opinioni senz'altro, ma soprattutto le sono particolarmente grato per le sue maniere urbane e ineccepibili; sapesse la tribù antropofaga dell'Amazzonia quali irripetibili contumelie mi ha inviato! Del resto se conveniamo sulle conclusioni, siamo a posto: checché ne pensino i cugini, lasciamo in pace la povera Beneamata, e soprattutto l'ancor più amata Rosa Luxemburg.

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